Comunemente associata ai grandi rossi, la Toscana è anche patria di vini bianchi di tutto rispetto, tra i quali spicca la Vernaccia di San Gimignano. Un vitigno antico, coltivato tra le morbide colline di San Gimignano, in provincia di Siena.
L’ho provata per la prima volta in un mio viaggio in Toscana, perché quando sono “a spasso per l’Italia” mi piace sempre scoprire vitigni autoctoni e assaggiare i sapori del luogo. Complice una degustazione organizzata dalla mia delegazione AIS, ho avuto modo di approfondire la storia di questo vino.
Una storia secolare che affonda le sue radici nel Medioevo. I primi vitigni risalgono infatti al 1200, secolo in cui è stata introdotta un’imposta (la gabella) che ne regolamentava le esportazioni. Esportazioni che sono state complici del grandissimo successo della Vernaccia di San Gimignano, soprattuto tra i nobili, il clero, i mercanti e gli artisti di tutto il vecchio continente. Persino Vasari l’ha immortalata nei suoi dipinti di Palazzo Vecchio e Dante l’ha citata nelle sue opere.
Questi, e mostrò col dito, è Bonagiunta. Bonagiunta da Lucca: e quella faccia di Ià da lui più che l’altra trapunta ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la Vernaccia.
(Dante Alighieri, Divina commedia, Purg. XXIV,19-24)
Nel ‘600 raggiunge l’apice della sua fama per poi iniziare un lento declino che ha portato ad una riduzione sia della produzione che della qualità. All’inizio del ‘900, mischiata tra i filari con le altre uve da tavola, la Vernaccia sembra un vitigno dimenticato. Dalla seconda metà del secolo però, in ottica di valorizzazione dei prodotti del territorio, San Gimignano decide di selezionare e reimpiantare questi vitigni puntando soprattutto sulla qualità. Nel 1966 la Vernaccia di San Gimignano è il primo vino italiano ad ottenere la DOC. Da allora, grazie anche alla spinta data dalla nascita del Consorzio della Vernaccia nel 1972, la produzione cresce in quantità e qualità, e nel 1993 riceve la DOCG.
Come per gli altri i suoi compagni che condividono la stessa radice etimologica (la Verdeca, il Verdicchio e il Vermentino) anche la Vernaccia si presenta con un colore giallo paglierino intenso con riflessi oro-verde che si accentuano con l’invecchiamento. Il profumo è fine, delicato con sentori fruttati e floreali in età giovanile. Con l’affinamento sviluppa il caratteristico sentore minerale di pietra focaia. Al gusto è un vino asciutto, armonico, sapido.
La temperatura di servizio deve essere di 8/10°C per la tipologia annata e 12/14°C per la Riserva.
Il mio abbinamento preferito? Tralasciando i pairing legati al territorio e alla cucina mediterranea, l’ho trovato eccezionale con alcuni piatti della cucina orientale al salto (stir-fry), come i Singapore Noodles. Ne esistono svariate versioni, più o meno tradizionali, con pollo, gamberi, carne di maiale o uova e con diversi gradi di piccantezza. Il mio consiglio è quello di alzare gli anni di affinamento della Vernaccia di San Gimignano proporzionalmente all’intensità del piccante.
La saggezza dell’età valorizzerà le note più hot senza accendere fuochi inattesi nel vostro palato.
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