Vino, arte, cibo e una location mozzafiato. Un trionfo di bellezza per la presentazione della 35esima etichetta artistica Casanuova di Nittardi 2015, firmata da Joe Tilson.
Qualche settimana fa ho pranzato a Firenze. È stato bizzarro partire da Como, la mattina con la pioggia, per arrivare a Firenze in tarda mattinata, sotto il sole tiepido e il cielo blu. Ed è stato meraviglioso varcare i cancelli di Villa Cora, una residenza ottocentesca ricca di fascino, che domina il Giardino di Boboli, sulle colline alle porte del centro storico di Firenze.
Anche l’occasione era degna di stupore: la presentazione della 35esima etichetta artistica di Nittardi, un’azienda vitivinicola che ha sede nel cuore del Chianti Classico, sulle colline al confine tra le province di Firenze e Siena. Tenuta Nittardi nel XVI secolo fu proprietà del grande Michelangelo Buonarroti. Dal 1982 è condotta da Peter Femfert, gallerista d’arte a Francoforte, sua moglie, la storica Stefania Canali e il figlio Léon, che sono riusciti non solo nell’impresa di dar vita ad eccellenti vini, ma anche a ricreare quel legame tra vino, arte e cultura che, dai tempi di Michelangelo, la Tenuta ha conservato.
Da 35 anni, ogni anno, un artista di fama internazionale realizza per il Chianti Classico “Casanuova di Nittardi” Vigna Doghessa l’etichetta e la carta seta che avvolge le preziose bottiglie, rendendole un esclusivo oggetto da collezione. Artisti del calibro di Tadini, Adami, Mitoraj, Arroyo, Alechinsky, Yoko Ono e Mimmo Paladino.
In questi mesi di grandi cambiamenti personali e professionali mi capita spesso di pensare al mio passato di artista, del quale parlo malvolentieri, forse sbagliando. Avevo scritto un post l’anno scorso, raccogliendo tutto il mio coraggio, in cui vi raccontavo il mio percorso artistico, le mostre personali, le collaterali della Biennale di Venezia e l’amara decisione di lasciare quel mondo.
Un altro mondo mi ha accolta immediatamente, quello del food, e mi sono completamente immersa in esso, ma quando questo mio nuovo mondo si intreccia con il precedente, attraverso l’arte e le cose belle, una fiamma si riaccende sempre nel mio cuore e mi dice che l’amore per l’arte non ti lascia mai.
Potete ben immaginare il mio entusiasmo all’invito del Gruppo Meregalli, con cui collaboro da anni, e la mia sorpresa nel riconoscere il volto di Stefania, che frequentava gli ambienti dell’arte milanese proprio negli anni in cui iniziavo il mio percorso artistico all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Joe Tilson, l’artista inglese autore di questa 35esima etichetta, lo ricordo bene, nonostante la sua cifra stilistica fosse lontana dalla ricerca minimal e pacata che ho sempre amato. Icona della British Pop Art, a partire dalla fine degli anni 50, fu protagonista degli Swinging Sixties di Londra, un movimento culturale che rivoluzionò la musica, la moda, la fotografia, il cinema e le arti. Alla fine degli anni 60 il suo stile si fece più introspettivo e materico; si trasferì prima nella campagna inglese, poi in Italia. Ed è proprio all’Italia che dedica il disegno di questa etichetta e della carta seta che avvolge la bottiglia di Chianti Classico 2015, Casanuova di Nittardi – Vigna Doghessa.
Dall’etichetta in pastose pennellate di verde e viola sembra fuoriuscire la fisicità dell’uva, la sua pienezza simboleggia la vita, l’antico avvicendarsi delle stagioni culminanti nella vendemmia. La carta seta è un omaggio a Venezia, agli splendidi pavimenti di marmi, intarsi e mosaici delle sue chiese e dei suoi palazzi.
L’essenza della Toscana è espressa anche da questo vino, un Sangiovese in purezza. Le uve, raccolte e selezionate a mano a metà settembre, provengono da un’unica vigna, Vigna Doghessa, che svetta a 450 mt su un terreno argilloso, ricco di galestro e alberese. Dopo una lenta e naturale fermentazione in acciaio, il vino matura per 14 mesi in tonneaux, botti di rovere da 500 l e, dopo qualche mese di affinamento in tini di cemento, completa il suo viaggio con almeno 6 mesi in bottiglia.
Il risultato è un vino di colore rosso rubino, con sentori di ciliegie, viola, note di macchia mediterranea e liquirizia, di buona struttura, con tannini ben bilanciati e durevole persistenza.
Ma la cosa che mi ha sorpresa più di tutti è stata l’abbinamento proposto dall’Executive Chef di Villa Cora, Alessandro Liberatore, degno di un pranzo all’insegna della creatività. Carni rosse? Piatti di selvaggina? Brasati e formaggi stagionati? Niente di tutto questo. Il Chianti Classico 2015 di Nittardi è stato sapientemente servito con un’insalata di seppia, cipolla di Certaldo brasata, crema di cavolfiore e sesamo bianco. Insospettabilmente perfetto.
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