In attesa di raccontarvi itinerari, scoperte e avventure gastronomiche della Val d’Elsa, vi lascio un menu toscano: una cartolina di questi paesaggi meravigliosi, tutta da assaggiare, una portata dopo l’altra.
Ci sono dei luoghi che ti toccano il cuore, ti accolgono come farebbe un amico, con un abbraccio sincero, un sorriso trasparente, una risata autentica. E ci sono piatti che, boccone dopo boccone, sono in grado di lasciarti la stessa sensazione di autenticità e calore.
Al rientro dal mio viaggio mi sono messa subito ai fornelli, per ricordare i profumi intensi della Val d’Elsa, i colori saturi, il calore degli abbracci di Giulia e le chiacchiere sincere fatte insieme, sedute sugli scalini del Duomo di Siena con la brezza della sera. Mi sono ispirata alle ricette della sua terra e del suo cuore, quelle di nonna Menna, le stesse che ci ha preparato per darci il benvenuto la sera del nostro arrivo.
Un menu toscano per celebrare il cibo di una volta, l’amicizia sincera e un territorio meraviglioso. Piatti della tradizione, che tutti noi conosciamo, ma che per me sono e saranno un’occasione per ricordare questi splendidi giorni, in attesa di tornare.
La cecina la conoscevo nella sua variante ligure, la farinata, e in quella nizzarda, la socca, ma non l’avevo mai preparata (come ho fatto a stare senza per tutti questi anni?). Giulia ce l’ha cucinata nel forno a legna, quello della pizza che suo padre ha costruito con le sue mani, e aveva un delizioso sentore di affumicato. Alla mia ovviamente manca quel tocco in più, ma seguendo la sua ricetta originale sono riuscita ad ottenere un risultato soddisfacente. Lei consiglia di mangiarla come vuole la tradizione, tra due fette di pane e di abbinarla alle melanzane grigliate. Top.
Se la cecina rappresenta il lato street food della Toscana, la pappa al pomodoro è il comfort food per eccellenza. Io ho usato la ricetta di Giulia, quella senese “un po’ palliduccia” come mi dice lei, raccontando che, come per tutte le ricette toscane e italiane in generale, basta spostarti nella provincia accanto (a volte solo nel paese) per trovare una versione diversa, che tutti vogliono venderti come la migliore. Beh, la sua, alla perfezione, ci va molto vicina.
E infine il pollo alla cacciatora che, se vogliamo dargli un titolo, rappresenta un esempio eccellente di soul food. Quella sera, tra l’emozione di rivederla dopo tanto tempo e la bontà delle portate precedenti, sono riuscita ad assaggiarne solo un pezzetto, ma ora ho recuperato. Anche in questo caso, ho ripreso fedelmente la sua ricetta, sempre nella versione di nonna Menna, usando i fusi di pollo (e aumentando un po’ i tempi di cottura), sfruttando il nuovo raccolto dei pomodorini freschi dell’orto.
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