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Selezionato dal Gambero Rosso tra i migliori ristoranti di Milano per la guida 2016, Il Santa è un locale “all day dining“. Colazioni, brunch, spuntini veloci, pranzi informali o di lavoro, tea break, aperitivi e cene raffinate.
Un bistrò dal carattere moderno che cambia volto con lo scorrere della giornata. Tutto questo sotto al grattacielo visitabile più alto di Milano, Palazzo Lombardia, in un ambiente luminoso, con grandi vetrate che si affacciano su un delizioso dehors.
Il locale, che si presenta come bistrò, è lontano dallo stereotipo dell’osteria francese: scelte di design raffinate e moderne gli conferiscono un look industriale ma elegante, ammorbidito da dettagli di stile eclettico.
Io la domenica cucino. Cucino per il piano editoriale dell’Ennesimo, cucino per sperimentare nuove ricette etniche, cucino per i servizi in scadenza delle riviste per cui collaboro, cucino le “schiscette” da portare in ufficio durante la settimana… Insomma, cucino sempre.
Però la scorsa domenica mi sono concessa una pausa, e con marito siamo andati a farci un giro a Milano, in una bellissima mattina di sole caldo e cielo terso, quelle che solo ottobre sa regalare. Destinazione: Il Santa, un “bistrò moderno” ai piedi del Palazzo Lombardia, a pochi passi dalla fermata Gioia MM2.
Ad accoglierci c’è Angelo con il suo sorriso e un calice di benvenuto. Ci racconta che il Santa organizza tutte le domeniche un brunch, che però lui preferisce chiamare “pranzo della domenica” e quando dalla cucina cominciano ad arrivare i primi piatti capisco perché. Ci sono crudità di mare, caesar salad e insalate di tonno, ma dopo pochi minuti arrivano loro: le lasagne. Ok, ora è proprio il pranzo della domenica.
Le portate si susseguono con regolarità, e accanto ai piatti della tradizione compaiono anche cous cous e pollo al curry, oltre alle deliziose e freschissime insalate di mare intorno alle quali ho fatto diversi giri.
Avete capito bene, si tratta di un buffet: la dinamica del brunch con i piatti della domenica, su un tavolo imbandito nel centro della sala. Ma non ha nulla a che vedere coi pranzi a (ab)buffet che avevo in mente.
Tutto è curato nei dettagli dall’occhio vigile e severo dello chef Stefano Grandi, che esce spesso dalla cucina per accertarsi che tutto sia in ordine e a disposizione degli ospiti, per aggiustare la disposizione dei piatti e ripulirne il bordo con un tovagliolo, perché siano impeccabili. C’è una ritualità e una tale cura nei suoi movimenti che mi ha quasi ipnotizzata.
Poi chiedo a Google informazioni sullo chef e scopro che, nonostante sia quasi un mio coetaneo (e io mi sento ancora giovanissima), Stefano Grandi ha maturato quasi vent’anni di esperienza con maestri del calibro di Sadler e Paola Budel, lavorando nelle cucine di Aimo e Nadia, la Cassinetta e l’Ambasciata di Quistello.
A fine pasto, ancora alle prese con la difficilissima scelta al buffet dei dolci (che ho risolto assaggiando un po’ di tutto) fermo lo chef: voglio farci due chiacchiere. Perché Il Santa non è solo pranzo della domenica e io voglio conoscere la sua idea di cucina. Stefano mi mostra il menù, sviluppato intorno a prodotti stagionali e idee, che vengono declinate nei diversi momenti della giornata.
[bctt tweet=”All day dining: la cucina de @IlSantaMilano non chiude mai”]
La scelta dei dolci è sicuramente proposta a fine pasto, ma anche a colazione e nel rito del tea break pomeridiano, mentre le materie prime stagionali e freschissime sono utilizzate sia per gli spuntini veloci dei pranzi di lavoro che per le portate più importanti della sera.
Il menù della sera poi è davvero interessante, senza distinzione tra i classici antipasti-primi-secondi, permette di gustare gli ingredienti freschi e provenienti da produttori e contadini di fiducia, cucinati in modo semplice, con un pizzico di originalità, ma senza mischiare i sapori. I nomi dei piatti hanno quella sottile ironia nei giochi di parole che io adoro, come uno dei best seller “Sei fuori dal bosco”: carne di manza fassona piemontese, funghi porcini e finferli cotti nel fondo bruno con cipolle rosse e composta di mirtilli. O “Il gambero è ghiotto” scottato alla plancia con zucchero grezzo di canna e oli essenziali di agrumi su mousse al sesamo. O ancora “Il fusillo si è fatto ricco“: fusilli trafilati in oro 24 carati di Famiglia Verrigni con guanciale di maialino appena scottato, fichi freschi e pecorino romano.
Esco da Il Santa curiosa di conoscere il nuovo menù dai sapori più marcatamente autunnali (la mia stagione preferita che scopro essere, con sorpresa, anche la preferita dello chef) e magari di assaggiare, la prossima volta, le specialità della cena.
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