A Expo Milano 2015, il padiglione Corea è un’arena di dialogo e di confronto sul cibo dell’umanità del futuro. Un viaggio che parte dalle radici della cultura gastronomica coreana.
Una superficie di 3880m2 per scoprire le diverse pratiche culinarie radicate nelle tradizioni culturali del Paese, prendere il prezioso patrimonio della storia di questi luoghi e portarlo nel futuro, applicando queste tradizioni per risolvere le sfide con cui si sta confrontando l’intera umanità. La cultura gastronomica coreana, l’Hansik, è una sinfonia del cibo, una disciplina dell’equilibrio, della saggezza della terra, le sue stagioni e i suoi colori.
Ho voluto aspettare qualche mese per parlarvi dei miei itinerari di EXPO 2015. Ho voluto assaggiare, passeggiare, leggere, ascoltare, annusare e guardare con gli occhi prima aperti e poi socchiusi. E fermarmi a riflettere, sulla diversità, sulla sostenibilità, ma anche sulla creatività e sull’energia che ogni luogo di questa imponente manifestazione è riuscito a trasmettermi.
Voglio iniziare a parlarvi di quella che per me è stata una delle esperienze più intense, tra arte, tecnologia, denuncia, tradizione e sapori equilibrati. Il padiglione Corea mi ha sorpresa, riportandomi allo stupore delle mie prime gite da accademica alla Biennale di Venezia, lasciandomi più ricca, di informazioni, idee, profumi e suggestioni.
A cominciare dalla struttura architettonica del padiglione, ispirata al “Vaso Luna” (Moon Jar), una ceramica tradizionale coreana il cui nome deriva dalla sua somiglianza alla luna piena e in cui si conservano ancora oggi cibi fermentati come i jeod-gal (frutti di mare sotto sale) e i jang (salse e paste). Tutto total white con pochissimi accenti di nero che aggiungono teatralità ai messaggi e quel tocco grafico che tanto mi piace.
Il Moon Jar non è solo un bell’oggetto, ma è lo strumento di uno dei concetti base della cucina coreana: la fermentazione, la scienza del tempo, come possibile risposta al tema del “cibo per il futuro”. Nel centro della sala principale, il processo di fermentazione viene riprodotto visivamente all’interno di un grande onggi (ceramica tradizionale coreana) e paragonato al fenomeno della “creazione della vita” in cui, attraverso l’attività fermentatrice, avviene la scomposizione della materia organica originaria, dando luogo ad un processo di sintesi e creazione di nuovi elementi.
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